Qualche settimana a Firenze è stato presentato un progetto molto interessante che mi ha incuriosita da subito. Il progetto in questione consiste nell’affidamento della gestione del Teatro Niccolini di Firenze alla compagnia “i Nuovi”. Fin qui tutto normale, se non fosse che questa compagnia è interamente composta dai giovani diplomati della Scuola ‘Orazio Costa’ della Fondazione Teatro della Toscana.
Non avevo potuto partecipare alla presentazione del progetto, quindi quando ho letto che era finalmente arrivato il momento del debutto, sono corsa a teatro. “I Nuovi” hanno infatti esordito la scorsa settimana con un originale allestimento di Mandragola di Machiavelli, diretti per l’occasione da Marco Baliani.
Chi sono “i Nuovi”
Come ho accennato la compagnia è composta da giovani diplomati – tutti rigorosamente under 30. Ma giovani non vuol dire senza esperienza, visto che già da studenti hanno già partecipato a progetti della Fondazione. Chi legge questo blog si ricorderà ad esempio dello spettacolo Città Visibile – nel quale gli studenti della Scuola “Orazio Costa” svolgevano un importante ruolo di supporto – mentre chi mi segue sui social si ricorderà forse il live tweeting dell’allestimento di Romeo e Giulietta del 2016, messo in scena presso il Castello dell’Acciaiolo di Sandicci ( ???? ).
“sento che qualcosa ancora sospesa n. stelle avrà inizio questa notte” #PlayingwithRomeoeGiulietta @PergolaFirenze pic.twitter.com/pDzdn6fP7R
— lonelytraveller (@lonelytraveller) July 6, 2016
e infatti quando vede apparire Giulietta il mondo intorno si ferma #PlayingwithRomeoeGiulietta pic.twitter.com/3AinfdV6L0
— lonelytraveller (@lonelytraveller) July 6, 2016
Alla base del progetto de “i Nuovi” c’è un manifesto in sei punti, Per un attore artigiano di una tradizione vivente. “I Nuovi” infatti sono impegnati in tutti gli aspetti della gestione dello storico teatro fiorentino: la direzione artistica ma anche l’amministrazione e la comunicazione, senza tralasciare questioni prettamente pratiche come le pulizie. Non è valorizzato solo il mestiere dell’attore ma tutti i mestieri del teatro.
Al momento il progetto ha una durata triennale e i giovani membri della compagnia sono sostenuti da una borsa di studio mensile. Sostegno che potrebbe essere integrato dal contributo delle aziende, che possono “adottare” uno dei giovani artisti usufruendo dei vantaggi dell’Art Bonus.
Si tratta quindi di un’operazione che si pone un obiettivo ambizioso: la proposta di una figura di attore completamente rinnovata, per un teatro nuovo, che guarda al futuro. Un percorso che però non dimentica il passato: “i Nuovi” infatti possono contare su storia e tradizione del Teatro della Toscana e sul patrimonio di sapere artigianale del Laboratorio di Costumi e Scene del Teatro della Pergola. E non a caso il primo punto del “Manifesto” recita:
Il Teatro d’arte nasce dal rapporto tra Giovani e Maestri: trasmissione e scambio sono i principi su cui si fonda ogni realizzazione.
Vari Maestri si alterneranno quindi in qualità di guide de “i Nuovi”, e per questa prima fase troviamo alcuni dei grandi nomi del teatro italiano: Marco Baliani, per questa Mandragola, al quale seguiranno Andrè Ruth Shammah e Glauco Mauri.
La Mandragola
L’avventura de “i Nuovi” comincia appunto da Mandragola, quella che è stata definita “la Commedia perfetta”, e che essendo convenzionalmente datata 1518, quest’anno compie ben 500 anni. Non un testo qualunque, ma un capolavoro del teatro rinascimentale e uno dei testi fondativi del teatro italiano. Per questo allestimento si è optato per una riscrittura e non per una trasposizione letterale. Scelta quantomai azzeccata, vista la giovane età degli attori e soprattutto l’intento di creare una realtà teatrale viva, radicata nel presente e proiettata al futuro.
Così i cinque atti originali si riducono a uno solo, il linguaggio si adatta – ma non troppo – ai nostri tempi e tutto lo spettacolo smette di essere una semplice rappresentazione per trasformarsi in una vera e propria indagine sui meccanismi che stanno dietro alla pièce di Machiavelli. Dice lo stesso Baliani:
“Siamo di fronte a una commedia scura, nera, che non lascia spazio a illusioni. Gli esseri umani sono spinti ad agire da impulsi passionali, sono mossi dal desiderio di veder realizzati ad ogni costo i propri desideri e voglie, e vorrebbero ottenerli con qualsiasi mezzo, senza essere toccati dalla legge, senza dover subire contraccolpi. Ciò che muove i personaggi è un atteggiamento criminale, agire al di fuori della legge ed essere sicuri di poterlo fare”.
Ecco quindi che la Mandragola di Baliani si tinge di nero: tutto, dalle scene ai costumi – di foggia moderna – è decisamente dark. Perché sotto l’aspetto leggero e divertente – spesso per questa commedia si usa l’aggettivo “boccacesco” – Mandragola nasconde ben altro. E non potrebbe essere altrimenti: in fondo il suo autore è lo stesso che ha scritto Il Principe. E occorre ricordare che questa commedia nasce in uno dei momenti più difficili della vita di Machiavelli: esiliato di fatto in una tenuta di campagna, sa che il suo tempo è ormai finito. La Mandragola non è altro che disincanto mascherato da farsa.
I personaggi della commedia sono infatti il ritratto della Firenze del Cinquecento, con i suoi vizi e le sue – poche – virtù. Guardando la sua città dal suo esilio forzato, Machiavelli nella commedia tratteggia con la lucidità di chi è ormai distante le varie classi sociali del suo tempo. Ecco quindi la nascente borghesia rampante e senza freni (Callimaco), i notabili inetti asserviti al potere (Nicia), i servi conniventi (Siro), i popolani scaltri (Ligurio), senza tralasciare ovviamente una Chiesa corrotta e senza scrupoli (Timoteo). Una varia umanità per la quale – in amore come in politica – il fine giustifica sempre i mezzi. E i fini, sembra dirci Machiavelli, sono sempre dettati dalle passioni, da un turbine continuo che non smette di agitarci.
Tutto questo è ben rappresentato dalla creazione di un movimento scenico continuo: oltre ai protagonisti, sempre in primo piano, sulla scena appare costantemente una sorta di “coro” di figure scure in movimento. Non semplici comprimari, ma veri e propri artefici della vicenda, che suggeriscono e sussurrano, o che semplicemente – come avviene nelle tragedie classiche – rendono esplicito ciò che nei discorsi dei protagonisti invece è sottinteso. Una soluzione perfetta per valorizzare un gruppo di attori così numeroso. E una prova superata a pieni voti da tutti.
L’insieme è uno spettacolo che restituisce alla commedia di Machiavelli la sua incredibile modernità. Perché in fondo dopo 500 anni i vizi e le virtù dei fiorentini – e di gran parte degli italiani – sembrano essere proprio gli stessi, almeno a giudicare da quanto leggiamo ogni giorno sul giornale. Corruzione, sotterfugi e bassezze non sono certo appannaggio esclusivo degli uomini del rinascimento. Per non parlare dell’idea che una donna sia una preda a disposizione di chiunque la voglia cacciare, questione che nel 21° secolo non sembra ancora passata di moda. Sarà per questo che la scena finale fa un po’ pensare che in realtà noi spettatori ci stiamo solo guardando allo specchio.
Scheda dello spettacolo
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Produzione: Fondazione Teatro della Toscana
I Nuovi
MANDRAGOLA
di: Niccolò Machiavelli
con: Maddalena Amorini, Francesco Argirò, Beatrice Ceccherini, Davide Diamanti, Francesco Grossi, Filippo Lai, Athos Leonardi, Claudia Ludovica Marino, Laura Pinato, Nadia Saragoni, Sebastiano Spada, Filippo Stefani, Erica Trinchera, Lorenzo Volpe
regia: Marco Baliani
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scene e costumi: Carlo Sala
realizzazione scene: Laboratorio di Costumi e Scene del Teatro della Pergola
realizzazione costumi: Sartoria Mauro Torchio
light designer: Loris Giancola
[Visto il 15/02/2018 presso il Teatro Niccolini, Firenze]
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