Dopo la prima parte di questo “speciale” su Trieste, ecco la seconda parte, dedicata ai luoghi di culto.
La scelta di dedicare un intero post a questo itinerario può sembrare forse eccessivo, ma la presenza di luoghi di culto non cattolici è forse l’elemento che più di ogni altro fa capire immediatamente il carattere di “terra di confine” che tanto affascina chi visita Trieste.
Infatti nonostante si tratti di una città relativamente piccola, Trieste presenta una discreta varietà di chiese e edifici religiosi. Infatti lo statuto di Porto Franco, concesso nel 1719 per volere di Carlo VI, aveva attirato commercianti e viaggiatori di varie nazioni e di varie confessioni religiose, che qui trovavano un luogo di scambio ma anche di accoglienza. Nel 1781 l'”Editto di Tolleranza” concede la libertà di culto a tutti gli abitanti, permettendo così alle differenti comunità religiose ed etniche di professare la propria religione ma anche di costruire i propri edifici per il culto. Nascono così alcune delle perle architettoniche della città, che andranno ad affiancare le chiese cattoliche già presenti in città.
Le chiese cattoliche
Un itinerario religioso di Trieste non può che cominciare dal colle di San Giusto, non solo perché da qui possiamo avere una bella panoramica della città, ma anche perché si tratta del luogo in cui sono visibili alcune tra le più antiche testimonianze degli insediamenti triestini. Infatti qui già nel V secolo sorgeva un basilica paleocristiana, costruita sui resti di un edificio romano pre-esistente. Infatti l’attuale cattedrale di San Giusto, posta proprio sulla sommità del colle, è l’edificio religioso più importante della città, e ingloba al suo interno alcuni resti romani (le colonne della navata centrale della basilica paleocristiana, i mosaici di San Giusto e l’abside di Sant’Apollinare) e greci (parte di un portale monumentale greco nel campanile) di ere precedenti.
Altrettanto importante ma di epoca diversa, la chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo fu progettata nel XIX secolo dall’architetto Nobile; la chiesa sorge nella “Città Nuova” e la facciata neoclassica della chiesa, voluta dalla borghesia triestina, originariamente si specchiava sull’acqua del canale, oggi purtroppo coperto, con un effetto scenografico che sicuramente affascinò i contemporanei e ben rappresentava l’importanza commerciale del porto triestino, allora al suo massimo splendore.
Le chiese Evangeliche
Un panorama dei luoghi di culto triestini non potrebbe essere completo senza la segnalazione dei luoghi di culto Evangelici (queste confessioni erano presenti a Trieste dal ‘700). La città infatti conta ben 3 edifici di questo tipo:
- La Chiesa Cristiana Evangelica Luterana di confessione Augustea (in Largo Panfili, 19) caratterizzata dalle alte guglie in stile neogotico
- La Chiesa Evangelica Metodista (Scala dei Giganti, 1)
- La Chiesa Evangelica Riformata Elvetica e Valdesa (Piazza San silvestro, 1) che occupa l’edificio religioso più antico della città, sul colle di San Giusto, risalente al XII secolo.
L’interesse per la Riforma circolava in città già dal XVI secolo, e si diffuse a partire dal XVIII secolo con l’arrrivo dei commercianti luterani nel Porto Franco triestino.
Le comunità ortodosse
Le confessioni ortodosse sono presenti a Trieste sin da tempi antichi, data la presenza di comunità serbe e greche in città. La confessione greco-ortodossa aveva già nel ‘700 una propria chiesa, dedicata a San Spiridione, situata vicino al Canal Grande. Tuttavia nel 1782 la comunità greca chiede formalmente la separazione religiosa da quella serba e ottiene il permesso di erigere un proprio luogo di culto: nasce così la chiesa conosciuta come San Niccolò dei Greci, consacrata nel 1787 e dedicata a San Niccolò, patrono dei marittimi: forse non a caso la chiesa è situata di fronte al mare, in una posizione particolarmente suggestiva.
L’edificio bizantineggiante di San Spiridione, costruito nel 1869, che aveva sempre ospitato i fedeli ortodossi sia greci che serbi, fu invesce lasciata alla comunità serbo-ortodossa, che tutt’ora ha qui il suo luogo di culto. L’edificio, conosciuto anche come Chiesa degli Schiavoni, è riconoscibile anche da lontano per le sue caratteristiche 5 cupole, di colore azzurro.
In entrambe le chiese si possono ammirare delle bellissime iconostasi in legno.
Itinerari ebraici
Le comunità ebraiche sono presenti a Trieste dal 1236. Come nel resto d’Europa anche gli ebrei triestini furono relegati per molto tempo nel ghetto cittadino, nel quale sorgevano ben 4 piccole sinagoghe. Usufruendo delle libertà concesse dagli Austriaci, già nel 1738 gli ebrei triestini possono circolare senza l’obbligo di rendersi riconoscibili con l’esposizione del cosiddetto segno giudaico, mentre nel 1746 la comunità si organizza con una propria costituzione; comunque le porte del ghetto si aprono solo nel 1784. L’attuale sinagoga (Riva III Novembre, 7) nasce proprio per celebrare l’emancipazione della comunità: si tratta di un grande edificio in stile orientale, destinato a sostituire le quattro precedenti sinagoghe e accogliere una comunità numerosa, che prima della II Guerra Mondiale arriva a contare oltre 6000 membri.
Per costruire questo tempio, uno dei più grandi d’Europa, fu bandito un concorso internazionale, a testimonianza dell’importanza di questa comunità.
(Foto: [1] Zaha Rosen / Flickr, [2] Mariotto52 / Flickr, [3] Deanz / Flickr)
Approfondimenti
- Sito ufficiale della Comunità Greco-Ortodossa di Trieste
- Sito ufficiale della Comunità Ebraica di Trieste
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