Durante il mio viaggio di ritorno mi sono fermata a Tokyo per lo stop-over di rito. La sosta è durata 4 giorni, durante i quali ho potuto vagabondare senza fretta per le strade di questa città folle e affascinante.
La prima impressione è stata quella di una metropoli immensa, nella quale domina un caos ordinato: nel senso che ovviamente una città così grande è fatta di folle oceaniche in perenne movimento, ma al tempo stesso, a differenza di altre metropoli, si tratta di una folla che si muove incredibilemente all’unisono. Ed è una cosa che stupisce, perché in alcuni momenti si ha l’impressione di essere davanti a un vero oceano di persone.
La seconda impressione è che Tokyo è tutto sommato una destinazione economica per un turista europeo, nonostante in Italia siamo tutti convinti che il Giappone abbia prezzi insostenibili per le nostre tasche. Sebbene vivere “all’occidentale” possa essere estremamente costoso, a meno che non si voglia dormire all’Hilton o al Four Seasons, Tokyo è una destinazione più che abbordabile anche per viaggiatori con un budget limitato. Per fare un po’ di esempi:
- una bottiglietta di acqua naturale da 500cl costa circa 100 yen (circa 60c)
- un pasto completo (giapponese) in un ristorante economico anche se in una zona turistica costa tra i 750 e i 3000 yen (tra i 4,50 e i 18 euro
- dormire in una buona pensione tradizionale (ryokan) costa in media intorno ai 6000 yen (36 euro) a notte.
Ovviamente occorre adattarsi: per chi ama la cucina giapponese o è incuriosito da sapori nuovi e diversi una vacanza a Tokyo è comunque un’occasione da non perdere. Infatti se c’è una cosa che non manca a Tokyo sono i ristoranti di tutti i tipi e per tutte le tasche. Io mi sono concentrata sui piccoli ristoranti popolari (simili a trattorie, per capirci) che si trovano ovunque e in particolare nei quartieri turistici come Asakusa, Harajuku o Shybuya, che servono pasti a base tempura e soba (tagliolini di riso freddi) e gli immancabili sushi bar dove per 100-120yen a pezzo si possono gustare tutti i tipi di sushi previsti dalla cucina del Sol Levante insieme all’immancabile té verde servito a volontà ovunque.
Per gli amanti dello shopping un po’ particolare e raffinato Tokyo è ugualmente una destinazione da tenere in considerazione, visto che vi si trovano articoli originali e unici, difficilmente reperibili in Europa.
Per quanto mi riguarda sono rimasta affascinata dai gadget tecnologici e non, dalle stoffe per kimono e dalla carta fatta a mano, l’unica fortuna è che la mia valigia era stracolma e questo mi ha impedito di spendere tutti i soldi che mi rimanevano in uno shopping sconsiderato. L’altra fortuna è che le taglie di abbigliamento sono assolutamente tarate sulle misure delle donne giapponesi medie, quindi per un’europea non proprio filiforme come me e alta 1,70m trovare un’abito della giusta misura è fondamentalmente impossibile.
Infine una cosa che mi ha stupito (come anche a Hong Kong) è la scarsa presenza di occidentali: magari si tratta solo di una prospettiva eccessivamente eurocentrica, ma davo per scontato che in una città così importante a livello mondiale ci fossero molti stranieri, sia turisti che lavoratori. Invece no. Il che significa anche che se non si parla almeno qualche parola di giapponese anche le cose più elementari possono essere difficili. Ma in fondo il bello del viaggiare è anche questo: cercare di capire e di farsi capire anche in un paese del quale non si parla la lingua.