Nonostante il sovraffollamento di una stagione turistica che ormai non conosce fine, a Firenze è ancora possibile trovare ancora angoli meno frequentati, silenziosi e pieni di fascino, storie e leggende. Uno di questi è la centralissima Piazza del Limbo che ospita uno degli edifici di culto più antichi della città: la chiesa dei Santi Apostoli, strettamente legata alle celebrazioni della Pasqua a Firenze.
Pasqua a Firenze – Celebrazioni del Sabato Santo 2022
Sabato 16 Aprile
- Ore 20,35: partenza del Corteo della Repubblica Fiorentina dal Palagio di Parte Guelfa, proseguendo per via Porta Rossa, Por Santa Maria, Via Vacchereccia, Piazza della Signoria.
- Ore 20,55 – Piazza della Signoria, il Sindaco con il Gonfalone si unisce al Corteo della Repubblica Fiorentina per raggiungere la Chiesa dei Santi Apostoli in Piazza del Limbo.
- Ore 21,15 – Chiesa SS Apostoli: il Corteo entra in Chiesa per la preghiera, poi con il Porta Fuoco ed il reliquario con le Pietre del Santo Sepolcro, prosegue per Borgo SS. Apostoli, Via Por Santa Maria, Via Vacchereccia, Piazza della Signoria, Via Calzaiuoli, Piazza del Duomo.
- Ore 21,45-22,00: Sagrato del Duomo, il Corteo si di spone ai lati del Portone Centrale e si unisce alla processione che dalla Sacrestia arriva sul Sagrato; segue l’accensione del fuoco sacro.
Nonostante si trovi al di fuori degli itinerari turistici, la chiesa dei Santi Apostoli a Firenze non è assolutamente una chiesa qualunque. Infatti questo piccolo edificio conterrebbe addirittura una reliquia molto speciale: tre schegge provenienti dal Santo Sepolcro.
Le schegge conservate nella chiesa dei Santi Apostoli sono le stesse usate per l’accensione del “fuoco sacro” nel rito del Sabato Santo, il momento che dà il via alle celebrazioni della Pasqua a Firenze. La fiamma ottenuta dalle schegge servirà infatti per l’accensione della colombina nello spettacolare “Scoppio del Carro” il giorno di Pasqua.
Oggi lo Scoppio del Carro è soprattutto un’attrazione scenografica, e anche molti fiorentini hanno dimenticato origini e significato di questo rituale. Questo evento invece ci parla di terre lontane e di crociati, di miracoli e devozione. Ma anche di un modo di vivere le feste religiose condividendo le cose speciali con i propri concittadini. E tutto ruota appunto attorno a questa piccola chiesa nascosta tra le vie più eleganti della città.
La chiesa dei Santi Apostoli e i suoi tesori
Situata a pochi metri dai luoghi dello shopping fiorentino, la chiesa dei Santi Apostoli si trova letteralmente incastonata su un lato della strada che porta lo stesso nome. La piazza che la ospita oggi si trova stretta su tre lati da edifici che le sono stati costruiti intorno. Inoltre si trova più in basso rispetto alle strade circostanti – segno che si trovava qui molto prima che la sede stradale fosse rialzata a seguito della crescita della città.



La chiesa si trova in Piazza del Limbo, luogo che già da solo racconta tutta una storia. La piazza infatti era così chiamata perché anticamente ospitava un cimitero destinato ad accogliere i resti di quei bambini morti senza battesimo, le cui anime in base alle credenze medievali sarebbero state relegate nel limbo, appunto. Sembra comunque che questo luogo, anticamente situato fuori porta, fosse già un luogo di sepoltura in un periodo precedente.
La consacrazione della chiesa dei Santi Apostoli e la leggenda di Carlo Magno
Intorno all’XI secolo il cimitero lasciò il posto alla chiesa che vediamo ancora oggi. Curiosamente però una targa posta all’esterno indica che sarebbe stata costruita nell’anno 805, e che alla sua consacrazione sarebbero stati presenti Carlo Magno e il paladino Orlando. Questa targa in realtà è considerata un falso storico, perché i fatti non combaciano con le cronache. Per esempio difficilmente Orlando poteva essere testimone della consacrazione, essendo morto a Roncisvalle nel 778. Più probabilmente la menzione di Carlo Magno in questo contesto rientra nella “riscrittura” della storia cittadina fatta da Villani nel ‘300 e ripresa poi dagli storici successivi.

Invece i primi cenni storici della chiesa dei Santi Apostoli arrivano nel 1075. Del resto l’interno e la facciata sono in perfetto stile romanico fiorentino. In particolare l’uso del marmo verde di Prato è coerente rispetto ad altri edifici dello stesso periodo – anzi, c’è chi dice che proprio la piccola chiesa dei Santi Apostoli sia stata presa a modello per edifici ben più noti.
I tesori della Chiesa dei Santi Apostoli
In effetti se l’esterno dell’edificio dei Santi Apostoli fa pensare a una costruzione modesta, l’interno rivela tutt’altro. Proporzioni e decorazioni suggeriscono infatti una solennità discreta, adatta a un luogo di culto di un certo prestigio. Oltre alle colonne in serpentino infatti, si può ammirare un bellissimo soffitto in legno decorato e un pavimento in cui si alternano le insegne delle nobili famiglie fiorentine che hanno contribuito al mantenimento dell’edificio – come gli Acciaoli e gli Altoviti.
Tra gli arredi si notano anche un’acquasantiera in marmo di Benedetto da Rovezzano e lo stupendo tabernacolo in ceramica invetriata eseguito dai Della Robbia, che è un po’ la star di tutto l’edificio. Il tabernacolo fu realizzato nei primi anni del ‘500 su commissione della famiglia Acciaioli, ed è veramente imponente. L’insieme è rappresentato come un’edicola, affiancata da due angeli che sorreggono una corona di alloro. L’edicola è rappresentata in prospettiva e tutte le linee convergono verso la parte centrale, che di fatto è la porta del ciborio, nel quale viene conservata l’ostia.

Infine – last but not least – in una delle cappelle laterali si può ammirare l’Allegoria della Concezione del Vasari. Questo quadro fu dipinto su commissione di Bindo Altoviti e destinata proprio alla cappella familiare nella chiesa dei Santi Apostoli. L’opera è stata recentemente esposta all’interno della mostra il Cinquecento a Firenze come perfetto esempio della sintesi artistica del periodo.
Ma il tesoro di gran lunga più importante della chiesa dei Santi Apostoli è quello custodito nella prima cappella a sinistra, vicino all’ingresso. Qui all’interno di una nicchia illuminata, è conservato il prezioso “portafuoco” decorato e il cofanetto con all’interno le pietre che secondo la leggenda provengono dal Santo Sepolcro. Queste pietre sono utilizzate in un rito molto particolare: l’accensione del “fuoco sacro” durante la notte del Sabato Santo. Fuoco che a sua volta accenderà la colombina il giorno di Pasqua.

Il portafuoco attuale, visibile nella chiesa dei Santi Apostoli e recentemente restaurato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, è realizzato in metallo prezioso e sormontato da una bellissima colomba con ali spiegate. Si tratta di un oggetto complesso, assemblato in epoche diverse. Originariamente fu commissionato dalla Parte Guelfa, quando dopo la congiura dei Pazzi la famiglia fu bandita e non poté più occuparsi della cerimonia, come era avvenuto in passato.
La parte più antica pare essere proprio la colomba, di cui – come si legge anche nella scheda presente vicino alla cappella – si ha notizia già nel ‘300 nell’inventario della chiesa di Santa Maria Sopra Porta, primo luogo in cui fu custodita la reliquia. La parte centrale, con l’aquila che tiene tra gli artigli un drago, è invece quella commissionata dalla Parte Guelfa.
Le braci, accese dal fuoco che scaturisce dalle pietre, sono invece sono conservate nella parte inferiore. Ed è qui che la storia della Chiesa dei Santi Apostoli si intreccia con il rito dell’accensione del fuoco del Sabato Santo e con la celebrazione della Pasqua a Firenze.
Ma dove tra origine questo rito così particolare? Ecco che la storia si intreccia con la leggenda.
Da Gerusalemme a Firenze: i crociati e la leggenda del fuoco sacro
L’origine va ricercata nel rito cristiano ortodosso del fuoco sacro. I crociati avevano potuto osservare questo “miracolo” nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, dove ancora oggi viene riproposto puntualmente alla vigilia di Pasqua.
A Gerusalemme, oggi come mille anni fa, il patriarca ortodosso alla vigilia di Pasqua, si incammina da solo, al buio, all’interno della tomba che secondo la tradizione accolse le spoglie del Cristo. Qui, al riparo dagli sguardi degli altri partecipanti, accenderebbe il cero pasquale con il fuoco sacro sprigionato dal giaciglio su cui fu deposto Gesù. A questo punto il patriarca riemerge dal sepolcro per condividere il fuoco – metaforicamente la luce del Cristo risorto che scaccia le tenebre – accendendo i ceri di tutti i presenti. Alcuni sostengono che le torce del sepolcro si accendano spontaneamente al solo apparire del fuoco sacro. La tradizione vuole inoltre che questo fuoco dal colore azzurro non provochi calore o bruciature almeno per alcuni minuti.
In rete circolano tantissimi video girati in questa occasione, ma se volete farvi un’idea questo è un servizio giornalistico disponibile su YouTube:
Alla fine del rito ogni partecipante può quindi portare a casa una parte di questo fuoco benedetto.
L’origine “miracolosa” dell’accensione è stata messa in discussione più volte, ma la tradizione è antichissima e ovviamente resiste al tempo e a qualsiasi confutazione scientifica. Del fuoco sacro parlano già Gregorio di Nissa attorno al 350, e sappiamo che il fenomeno era già conosciuto a partire dal IV secolo.
Tra leggenda e verità
E qui la leggenda si incrocia con la storia fiorentina e – in seguito – con i solenni festeggiamenti della Pasqua a Firenze. Si dice infatti che alcuni frammenti di pietra focaia del Santo Sepolcro sarebbero giunti a Firenze grazie a Goffredo di Buglione. Il condottiero le avrebbe donate a Pazzino de’ Pazzi come ricompensa per il valore dimostrato dallo stesso Pazzino durante la conquista di Gerusalemme. Questi infatti sarebbe stato il primo crociato a scalare le mura della città santa, incurante del pericolo, per poi farvi sventolare il vessillo crociato.
Il condizionale ovviamente è d’obbligo perché la faccenda potrebbe essere andata diversamente. Lo storico Franco Cardini, ad esempio, sostiene da tempo che le vicende dell’eroico Pazzino de’ Pazzi non siano che un esempio di fake news medievale, una bufala talmente ben raccontata da essere ormai presa per vera. Inoltre molti hanno notato che difficilmente tre schegge di pietra focaia possano provenire da quello che già nel Medio Evo era considerato il Santo Sepolcro, costituito da tutt’altra pietra.

Ma questo in realtà poco conta, perché la leggenda ha dato origine a una delle tradizioni più antiche della città e a uno dei momenti più suggestivi della celebrazione della Pasqua a Firenze.
Infatti, cosa si può fare con tre schegge di pietra focaia del Santo Sepolcro se non riproporre il suggestivo rito dell’accensione del fuoco sacro così come lo si era visto a Gerusalemme? Così la famiglia Pazzi cominciò a condividere questa reliquia e il fuoco – che data la sua origine non poteva essere che sacro – con i propri concittadini. Inizialmente affidò le schegge alla Chiesa di Santa Maria Sopra Porta, chiesa di parte Guelfa . Questa infatti era ed è tutt’ora adiacente al palazzo della fazione alla quale appartenevano i Pazzi.
Sappiamo che già nel XIII secolo il fuoco benedetto veniva acceso all’interno della Chiesa durante il Sabato di Pasqua e poi portato tra le vie della città con un carro. In questo modo i fiorentini potevano attingere alla fiamma e portare presso le proprie case un po’ del fuoco sacro. Poi nei secoli la chiesa fu sconsacrata e le schegge trasferite nella vicina chiesa dei Santi Apostoli. Anche il portafuoco fu abbellito fino a farne un’opera d’arte, e la stessa sorte toccò al carro – il famoso Brindellone che ogni anno insieme alla Colombina è il vero fulcro della Pasqua a Firenze.
E oggi?
Lo Scoppio del Carro è sicuramente il culmine della Pasqua a Firenze e ogni anno richiama una folla enorme – composta da fiorentini ma anche da molti turisti – che si ritrova sul sagrato del duomo per assistere all’esplosione della Colombina.
In realtà già nel ‘500 l’accensione del carro era diventata una faccenda spettacolare. L’attuale meccanismo, con il carro posto fuori del Duomo e il razzo a forma di colomba che innesca l’accensione – e che simboleggia lo Spirito Santo – risale proprio a questo periodo. Lo “scoppio” fu infatti inaugurato in occasione della visita di Papa Leone X nel 1515. Da allora e fino ai primi del ‘900 in realtà gli scoppi erano 2: uno di fronte al Duomo e l’altro di fronte alla casa della famiglia Pazzi, in via del Proconsolo. Tutto questo si svolgeva alla Vigilia di Pasqua a Firenze, e solo in epoca recente lo Scoppio è stato allineato con la messa della Domenica di Pasqua.
Dopo vari cambiamenti nel corso dei secoli, dal 2012 il rito del Sabato Santo è tornato alla sua collocazione orginaria. Per decenni infatti la celebrazione della Pasqua a Firenze era stata spostata alla Domenica. Di tutto il rito, dal fuoco sacro allo scoppio del Carro, parla anche Palazzeschi in Stampe dell’800 – scritto quando ancora tutto si svolgeva in una sola giornata:
“Il rito rappresenta la benedizione del fuoco. L’Arcivescovo si reca la mattina nella più antica chiesa della città, quella dei SS. Apostoli dove si conserva il fuoco benedetto, ivi lo prende per portarlo all’altar maggiore del Duomo, da dove la colombina in forma di piccione, la colombina famosa, si parte lungo un filo per andare ad accendere il carro sulla piazza davanti alla porta centrale; e sempre schizzando fuoco dalla coda ritorna all’altar maggiore.
Il vecchio carro… tirato da tre paia di buoi infioccati e adornati di specchi per la solennità, tra una gazzarra urlante di monelli, lentamente e traballando se ne viene fin sulla piazza fra il Battistero e la Cattedrale. Per il suo incedere lento e dinoccolato il popolo lo chiama “brindellone”. A mezzogiorno, quando la Messa è al “Gloria in excelsis Deo”, un pompiere salta su una scaletta simile a un gatto, e senza dare il tempo di accorgersene appicca il fuoco alla colombina che per due volte striscia infuocata lungo tutta la chiesa sopra la folla rumoreggiante. Dalla riuscita più o meno perfetta del suo volo si traggono i pronostici di fortuna o di disgrazia per l’anno corrente”.
Pasqua a Firenze: come assistere all’accensione del fuoco santo
Pasqua a Firenze – Celebrazioni del Sabato Santo 2022
Sabato 16 Aprile
- Ore 20,35: partenza del Corteo della Repubblica Fiorentina dal Palagio di Parte Guelfa, proseguendo per via Porta Rossa, Por Santa Maria, Via Vacchereccia, Piazza della Signoria.
- Ore 20,55 – Piazza della Signoria, il Sindaco con il Gonfalone si unisce al Corteo della Repubblica Fiorentina per raggiungere la Chiesa dei Santi Apostoli in Piazza del Limbo.
- Ore 21,15 – Chiesa SS Apostoli: il Corteo entra in Chiesa per la preghiera, poi con il Porta Fuoco ed il reliquario con le Pietre del Santo Sepolcro, prosegue per Borgo SS. Apostoli, Via Por Santa Maria, Via Vacchereccia, Piazza della Signoria, Via Calzaiuoli, Piazza del Duomo.
- Ore 21,45-22,00: Sagrato del Duomo, il Corteo si di spone ai lati del Portone Centrale e si unisce alla processione che dalla Sacrestia arriva sul Sagrato; segue l’accensione del fuoco sacro.
Se vuoi partecipare al rito del Fuoco Sacro, occorre prepararsi per tempo e consultare gli orari ufficiali che in genere sono diffusi sui principali media locali. L’organizzazione della processione e del rito non cambia molto, ma meglio essere preparati ad eventuali cambi di orario.
Attenzione: Se vuoi vedere la consegna delle pietre, vi consiglio di recarti direttamente in Duomo ed entrare con largo anticipo, altrimenti correrai il rischio di restare fuori o non vedere nulla.
Tutto comincia alla vigilia di Pasqua alle ore 21 circa, quando il corteo storico parte dal Palagio di Parte Guelfa per dirigersi proprio verso la vicina chiesa dei Santi Apostoli.
Dopo una benedizione, il corteo “prende in carico” il portafuoco con le tre pietre, per portarlo fino al Duomo con una processione spettacolare. In Duomo i fedeli attendono, al buio, in un’atmosfera che sembra sospesa. Se hai l’occasione ti consiglio di partecipare a quest’ultima parte del rito, perché la cerimonia è veramente suggestiva – e questo vale che tu sia credente o meno.
Nonostante il rito dell’accensione sia legato alla chiesa dei Santi Apostoli, la parte più interessante è proprio quella in Duomo. Dato che è difficile seguire tutto il corteo e prendere anche posto in Duomo in una delle prime file, ti consiglio di scegliere prima cosa vuoi vedere e – nel caso – di cercare di trovare un buon posto in anticipo.
Se vuoi avere un’idea di come si svolge tutto il corteo sul web potrai trovare vari video, tra cui questo girato proprio nel 2017:
All’ingresso del Duomo le pietre vengono usate per accendere il fuoco in un braciere posto accanto alla porta. Uno dei tizzoni sarà poi conservato nel portafuoco, e la mattina dopo sarà usato per accendere la colombina.
Grazie al fuoco del braciere, il Vescovo accende il cero pasquale ed entrando in Chiesa lascia che tutti i sacerdoti al suo seguito attingano alla fiamma per accendere le proprie candele. Questi a loro volta passeranno il fuoco ai fedeli delle prime file e così via. In questo modo l’interno del Duomo si illumina lentamente, passando letteralmente dal buio alla luce di centinaia di candele.


Se lo Scoppio del Carro ha perso quasi del tutto il collegamento con i riti della Pasqua a Firenze, è senza dubbio nella veglia del Sabato Santo che si può rintracciare il senso della celebrazione fiorentina.
Personalmente la cosa che mi ha sempre colpito di questo rito è il ruolo di quella che oggi chiameremmo “la società civile”. Perché il corteo che scorta le pietre non è composto da sacerdoti, ma da cittadini designati come “tutori” delle pietre. Accanto a loro ci sono i rappresentanti della città – con tanto di Gonfalone e oggi il Sindaco – ai quali a metà strada si uniscono i rappresentanti religiosi. In particolare oggi vediamo sfilare il Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, ma in origine erano i membri della famiglia Pazzi a passare tra i fedeli con un carro da parata e distribuendo il fuoco del cero pasquale. In un certo senso è l’intera comunità – laica – che si fa custode di un elemento sacro tanto prezioso, simbolo di resurrezione. Un residuo del passato comunale di Firenze, e forse di un modo diverso di intendere il concetto di comunità.