Fare la giornalista o la blogger ha i suoi privilegi. Come freelance non si tratta certo di questioni materiali – non è proprio un’attività strapagata. Mi riferisco piuttosto all’opportunità di vivere esperienze che per molti sono solo un sogno. Queste rare occasioni ti ripagano ampiamente del tempo passato a scrivere gratis di questioni poco interessanti o a promuovere il tuo blog. Pochi giorni fa sono stata invitata come giornalista a raccontare una di queste esperienze: ho seguito i primi fortunati vincitori del tweet contest #NeverlandOF creato dall’Opera di Firenze e da Opera Voice.
Quindi ho potuto assistere alla prima del I Puritani di Bellini comodamente seduta nel primo palco a destra, riservato ai “twitteri”, e come loro ho potuto postare in diretta sui social la mia esperienza grazie alla connessione wifi protetta riservata al progetto NeverlandOF. Già questo di per sé è un privilegio straordinario, perché non è che normalmente ci si siede in un teatro – figuriamoci un tempio della lirica come il Maggio – e si comincia a scattare foto e postarle su Twitter. Ma per stupirmi/ci con effetti speciali i responsabili del progetto ci hanno fatto entrare dietro le quinte.
Ora, per chi non lo sapesse, entrare dietro le quinte di un teatro senza essere A) parenti/amici del cast o B) addetti ai lavori è una cosa abbastanza difficile. Farlo a mezz’ora dall’inizio di una prima, lo è ancora di più. Personalmente mi sono stupita della disponibilità di tutti, artisti e staff, perché credo che vedere una decina di persone che si aggirano nei corridoi scattando foto sia una cosa che toglie la concentrazione anche all’artista più navigato.
Invece tutti, dalla protagonista – la celebre soprano Jessica Pratt – ai membri del coro, ci hanno accolto con un sorriso. Inoltre grazie alla guida esperta del costumista Giuseppe Palella abbiamo avuto accesso ai camerini per vedere – e toccare con mano – i bellissimi costumi creati appositamente per questo nuovo allestimento. Un lavoro, quello dei costumi, che è cominciato circa 2 anni prima con la realizzazioni dei bozzetti, come ci racconta lo stesso Giuseppe. Abbiamo infine “sbirciato” durante le ultime operazioni di trucco e acconciatura, e per qualche minuto è stato come essere parte di quel mondo magico che è il teatro.
Dopo aver visto tutta la preparazione che c’è dietro a una rappresentazione del genere, assistere alla prima è stato ancora più emozionante. Perché chi, come la sottoscritta, non ha familiarità con l’opera lirica, non immagina la complessità del lavoro necessario per portare in scena così tante persone per una tipologia di spettacolo che non ammette sbavature.
Ma l’esperienza è stata interessante anche per un altro motivo: come giornalista ho cercato di osservare con occhio critico quanto succedeva attorno a me, ma come blogger, pur non essendo tra i vincitori del concorso, non ho potuto certo evitare di partecipare a questo racconto collettivo. Insomma, 4 anni a studiare Antropologia e a parlare di osservazione partecipante saranno pur serviti a qualcosa… Il risultato? Mi sono divertita da matti: perché non essendo una melomane per me è stata un’esperienza nuova, così come per i partecipanti. Infatti l’Opera e Twitter sono per ora due mondi abbastanza distinti, e in assenza di riferimenti c’è piena libertà creativa. In altre parole, per chi ama occuparsi di comunicazione in senso lato, un’occasione così è come un regalo di Natale fuori stagione.
La mia speranza è che questo tipo di iniziative si moltiplichino a macchia d’olio. Infatti se avvicinarsi alla prosa non è così difficile, il mondo della lirica incute un certo timore reverenziale. Si potrebbe dissertare ore sul perché l’opera sia passata dall’essere un elemento radicato nella cultura italiana a genere destinato a pochi puristi – c’è chi l’ha fatto con più competenza – ma quello che è certo è che per mantenere in vita i teatri lirici occorre una strategia nuova che attragga un pubblico giovane e curioso. E la strada giusta potrebbe cominciare dai canali social, con buona pace dei puristi che forse hanno storto il naso leggendo i nostri commenti – a volte un po’ irriverenti – sul tweet wall posto al bar.