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In tutti i blog e siti dedicati al viaggio (e non solo) in questi giorni rimbalza una notizia abbastanza inquietante: per chi non l’avesse ancora letta si tratta della dichiarazione di un ex autore di Lonely Planet, tale Thomas Kohnstamm, che ha confessato di aver recensito luoghi e attrazioni in cambio di favori e viaggi gratis (contrariamente a quanto previsto dagli accordi con LP) e in alcuni casi inventato di sana pianta testi su interi paesi, scrivendo addirittura capitoli sulla Colombia senza aver mai visitato il paese e basandosi su informazioni di seconda mano. La scusa in questo caso era che LP non lo pagava abbastanza per sostenere le spese del viaggio.

Casualmente la dichiarazione è stata fatta alla vigilia del lancio del primo libro di Kohnstamm, significativamente intitolato “Do Travel Writers Go To Hell?” (Gli scrittori di viaggio vanno all’Inferno?), in sintesi un resoconto personale di viaggi fatti di sesso facile con le donne del posto, anche in cambio di recensioni positive su locali da inserire nella guida di cui era autore, e spaccio di droga per sostenere le spese: in altre parole non proprio l’esempio del tipo di turismo responsabile promosso dalle LP.

La dichiarazione di Kohnstamm non è altro che una trovata pubblicitaria, dato che ormai si sa che gli scandali valgono più di qualunque inserzione. Inoltre giorni dopo è emerso che in realtà lo scandalo non esisteva proprio (come confermato anche su un articolo apparso su The Guardian), dato che per sua stessa ammissione lo stesso autore non era stato ingaggiato per visitare la Colombia ma solo per scriverne la storia. Indipendentemente dall’esito delle vendite del libro in questione (mi auguro basse) resta il colpo inferto all’autorevolezza delle LP in particolare e più in generale a quella del mondo delle guide e dei suoi scrittori.

Insomma, resta la gravità del comportamento pubblicizzato da Kohnstamm, prima di tutto. Inoltre anche se dal quartier generale delle LP assicurino di aver ricontrollato le guide scritte da Kohnstamm e di non aver trovato errori, il dubbio inevitabilmente resta. Significativa, in questo senso, lo spunto che arriva da Gadling, un noto blog dedicato ai viaggi, che si è preso la briga di andare a controllare i commenti dei lettori su una guida incriminata, quella sulla Colombia, apparsi su Amazon, molti dei quali concordi sul fatto che gli autori (al plurale) della stessa probabilmente non abbiano visitato di recente il paese.


(Immagine: la copertina di “Do Travel Writers Go to Hell?” di Kohnstamm)

Approfondimenti

One thought on “L’autorevolezza delle Lonely Planet

  1. penso sia capitato a tutti di seguire un consiglio LP e poi domandarsi come il posto segnalato fosse finito appunto tra i posti segnalati. Io, per esempio, ho il ricordo di un ristorante in Cappadocia segnalato come uno dei migliori della Turchia e in maniera assolutamente immeritata. De gustibus, d’accordo, ma il ristorante in questione aveva la segnalazione LP stampata sul menù. Mah!

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