ItforItaly è una nuova app che si propone di aiutare i brand italiani dell’agroalimentare. Presentata pochi giorni fa in anteprima da una giovane startup fiorentina – il suo fondatore ha solo 22 anni – ItForItaly permette di verificare “l’italianità” dei prodotti semplicemente scansionando il codice a barre o l’etichetta.

Basterà quindi scattare una foto con il proprio smartphone per avere in pochi secondi i dettagli sui prodotti made in Italy, oppure, se ottenete esito negativo, per segnalare l’alimento in questione. Si tratta quindi di un servizio che crea un ponte tra produttore e consumatore, portando benefici a entrambi: chi porta sul mercato può offrire al cliente una garanzia in più, con tecnologie già in uso (il barcode) e senza bisogno di investimenti hi-tech; il consumatore può avere dettagli in più rispetto a quelli che trova sullo scaffale del supermercato, indipendentemente dalla legislazione del suo paese riguardo alle etichette dei prodotti alimentari. E questo a tutto beneficio non solo del mercato estero: troppo spesso anche qui in Italia assistiamo a fenomeni di contraffazione, basta pensare a quello che è successo con l’olio d’oliva.
Questo tipo di tracciamento esiste già da qualche anno per il settore della moda, dove molti brand del lusso usano tecnologie come l’RFID per combattere la contraffazione e offrire al cliente servizi in più. Nel mondo dell’agroalimentare invece questo tipo di operazioni non sono ancora diffuse, anche se qualche esperimento in passato è stato fatto, anche se sempre da privati. In effetti visto che stiamo parlando di tecnologie diffuse, viene da chiedersi come il Ministero delle Politiche Agricole o le stesse associazioni di categoria non abbiano mai pensato a sviluppare un progetto del genere, disponendo già di una notevole base dati (basta pensare alla miriade di osservatori istituiti negli anni e i relativi studi prodotti).
Le frodi alimentari a danno delle eccellenze gastronomiche italiane non è una novità: ogni anno il fenomeno sottrae al mercato italiano quasi 60 miliardi di euro ogni anno, quasi il doppio dell’export legittimo. In molti casi i prodotti autentici sono soppiantati dal cosiddetto “italian sounding”, prodotti spesso a basso costo ma dal nome che suona vagamente italiano.
Per il consumatore straniero, che magari non conosce le tradizioni gastronomiche del Bel Paese, spesso è difficile distinguere tra vero e falso: e in alcuni casi le stesse normative di alcuni paesi rendono tutto più complicato, basta pensare al famoso caso del Prosciutto di Parma canadese, marchio registrato in Canada, dove il vero Parma deve essere esportato come “Original Ham”, per tutelare il marchio straniero.
Per le aziende interessate basterà iscriversi al programma, caricando i propri prodotti gratuitamente per la durata di Expo, e successivamente a fronte di una piccola spesa, fornendo le certificazioni del caso. La qualità dei prodotti è garantita anche grazie alla partnership con strutture di certificazione accreditate. Per il consumatore invece l’uso dell’app è completamente gratuito.
Ma il progetto di ItforItaly non si limita a “schedare” il Made in Italy, l’intenzione è in realtà di proteggerlo: ogni volta che sarà scoperta una sospetta frode, l’azienda affiderà a una struttura investigativa il compito di capire meglio e se si tratterà veramente di una frode trasmetterà i dati alle autorità competenti.
Per ribadire la passione per il vero cibo italiano il giovanissimo fondatore di ItForItaly ha scelto di presentare il progetto nella cornice d’eccezione della tenuta Ruffino Poggio Casciano. Nel cuore del Chianti, circondati da specialità a Km 0 i presenti hanno potuto infatti degustare oltre ai vini Ruffino un buffet preparato dalla Macelleria Falorni, un’istituzione in questa parte della Toscana.

L’obiettivo finale è ovviamente quello di agire a livello commerciale. Un progetto ambizioso, ma forse per questo ancora più interessante.