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La settimana che si è appena conclusa è stata segnata dalla polemica sul nuovo Disegno di Legge in materia di editoria (disponibile in pdf sul sito del Governo): segnalata inizialmente da civile.it e ripresa da più fonti, la notizia è di quelle che lasciano quantomeno perplessi. Il triste è che nessuno ci ha fatto caso più di tanto fino a quando la notizia stessa non è rimbalzata sul blog di Beppe Grillo, ma questa è un’altra storia.

Il nuovo testo di legge in pratica intenderebbe equiparare i blog alle testate giornalistiche, considerandoli prodotti editoriale e attribuendo quindi la stessa responsabilità (anche penale) al blogger che scrive una sua riflessione su un dato argomento e al giornalista che pubblica una notizia o un editoriale su un quotidiano. Quindi quando scrivo su questo blog avrei le stesse responsabilità di un editorialista del Manifesto o di Repubblica. Non solo: come segnalato da civile.it, ma anche da Punto Informatico e vari altri siti, il blogger in questo senso è responsabile di tutto ciò che viene pubblicato, anche dei commenti, con le conseguenze del caso.

Quindi, in pratica, non solo i blogger, ma anche chi gestisce un sito di altro tipo, anche se non a fine di lucro, dovrebbe piegarsi alle nuove regole, dato che la definizione del DDL non lascia proprio scampo:

Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

(art 2, comma 1)

Quindi dovremmo correre tutti a registrarci al Roc (Registro degli operatori della comunicazione), pagare il bollo (perché c’è sempre un bollo da pagare) e assolvere tutti gli obblighi di legge.

Non sono un’esperta di diritto, ma se non sbaglio esiste da sempre nell’ordinamento italiano il reato di diffamazione, e non è la prima volta che qualcuno finisce in tribunale per una calunnia o presunta tale scritta su un blog o in un commento a un post. Penso anche che chi pubblica su Internet o in qualunque altro posto si debba prendere la responsabilità di quel che scrive, e sono pienamente d’accordo con quanto scritto dal giornalista Luca de Biase sul suo post dedicato all’argomento:

Secondo me, le persone che pubblicano online e lasciano che quello che scrivono sia letto da chiunque non dovrebbero essere condiserati necessariamente editori ma non dovrebbero considerarsi totalmente irresponsabili per quello che scrivono. Secondo me, l’idea che una persona scriva online mettendoci la sua faccia è parte integrante della credibilità dei blog: e se lo fa è assurdo che chi lo fa non se ne assuma la responsabilità. Aggiungo (anche se questo è meno certo dal punto di vista giuridico) che dovrebbe sentirsi responsabile anche di ciò che si scrive nei commenti ai suoi post. Perché i commenti sono parte del blog ed è il blogger l’unico a poter eliminare quelli che contengono elementi di illegalità.

 

Penso anche però che sia assolutamente anacronistico cercare di applicare la logica della vecchia burocrazia a un fenomeno mediatico e tecnologico che si evolve con tempi e modalità che il solito “legislatore” non ha compreso e forse non vuole nemmeno comprendere. Non penso solo ai blog, ma anche al fenomeno dei Wiki.

Da notare, come sottolinea Punto Informatico, che la notizia arriva negli stessi giorni in cui Rutelli afferma la probabile chiusura di Italia.it, il portale dedicato alla promozione dell’Italia già bersaglio di accese polemiche in estate: in entrambi i casi si tratta di esempi di ignoranza in materia di “nuovi media” (che ormai nuovi non sono più) da parte dell’apparato pubblico.

È vero che sono già partite le dichiarazioni contrarie (molte riassunte nel comunicato di Adnkronos) tra cui quella “eccellente” del Ministro per le Comunicazioni Gentiloni sul suo blog ed è altrettanto vero che come sottolineano in molti probabilmente verranno fatte le debite correzioni durante l’iter del DDL, che quindi non arriverà in questa forma all’approvazione (se mai sarà approvato). Però il testo è stato scritto e a me questo fatto pare abbastanza grave comunque, anche se dovesse finire tutto “a tarallucci e vino”.

2 thoughts on “Internet, editoria e libertà

  1. Già le dichiarazioni di Gentiloni sono qualcosa… Comunque è vero che ogni volta che iniziano a legiferare su qualcosa si vede tutta la loro inadeguatezza.

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