Dici Chianti e pensi subito “vino” e poi “olio”: in effetti le vigne e gli uliveti hanno plasmato il paesaggio del Chianti fino a renderlo una vera icona mondiale. Ma c’è un altro elemento tipico che, nella bella stagione, aggiunge pennellate di colore al verde delle colline chiantigiane: si tratta dell’Iris, o Giaggiolo.
Il rapporto tra questo fiore e il territorio è fortissimo, tanto che forse proprio da un iris stilizzato – non dal giglio come tutti credono – è nato il simbolo della città di Firenze, e anche il suo nome; non a caso nel capoluogo toscano esiste un intero giardino dedicato a questo magnifico fiore.
Quello che in molti ignorano però è l’importanza che il giaggiolo (questo il nome comune) ha avuto nell’economia del Chianti. Per scoprire questo e molto altro basta recarsi nel paesino di San Polo, alle porte di Firenze. Qui l’azienda i Pruneti è una delle pochissime realtà che oltre a produrre olio, vino (di cui vi parlerò a breve) e zafferano, continua testardamente a coltivare i giaggioli, mantenendo in vita una tradizione ormai quasi scomparsa. Tra un sorso di vino e una degustazione d’olio – che vi consiglio caldamente – potrete anche imparare qualcosa di più su questo fiore stupendo.
Pochi giorni fa ho avuto la fortuna di trovarmi in azienda nel periodo della fioritura dei giaggioli – che dura pochi giorni – e ho potuto fare una breve passeggiata nei campi dei Pruneti.
Se vi trovate in zona il 3 Maggio 2015, ultimo giorno dell’annuale Festa del Giaggiolo, potrete provare anche voi quest’esperienza, quando l’azienda aprirà le porte per una passeggiata tra i giaggioli con guida ambientale escursionistica. (Partecipazione gratuita. Per info e prenotazioni: Tel 3387888401 – info sul sito ufficiale).
Sinceramente non ho mai visto tanti iris tutti insieme e la vista di questa distesa di petali violetti sembra quasi uscita da un sogno.
Passeggiando tra i filari ordinati, circondata da queste piante alte ed eleganti, sembra quasi di immergersi nel famoso quadro di Van Gogh. Io poi ho sempre avuto una passione per questo fiore dalla forma così complicata e al tempo stesso leggerissima, tanto che non perdo occasione per fotografarlo o disegnarlo.
Ma perchè coltivare i giaggioli? Lo si capisce parlando con Gionni e Paolo Pruneti, i due fratelli oggi alla guida dell’azienda di famiglia. Con loro ripercorro in breve il periodo che va dalla metà dell’800 agli anni ‘50 del secolo scorso. Insomma, le origini di questa industria risalgono a prima della “Chianti mania”, quando in zona non c’erano lussuosi ristoranti e resort e il concetto di B&B non era ancora stato inventato. Fu questo il periodo d’oro per la coltura e il commercio del giaggiolo e San Polo ne fu un po’ il centro.
Premetto che da queste parti il giaggiolo si trova comunemente tra i filari delle vigne, o al margine delle strade, al confine tra i campi coltivati.
Quello che però molti non sanno è che questo fiore bellissimo non ha solo una funzione ornamentale, ma sin dall’antichità era utilizzato per farmaci e cosmetici. Infatti il suo rizoma essiccato vanta proprietà espettoranti, diuretiche, cicatrizzanti, ha un fortissimo potere sbiancante (è utilizzato ancora oggi nei dentifrici) ed è un eccellente fissativo.
La tradizione vuole poi che a Firenze dal rizoma si producesse una polvere finissima, con la quale le dame potevano schiarire la pelle – presso l’antica Farmacia di Santa Maria Novella si produce ancora un cosmetico simile. L’essenza dell’Iris era altrettanto apprezzata e quando Caterina de’ Medici si recò in Francia come sposa di Enrico II portò con sé i segreti per produrre il profumo che poi prese il nome di “acqua della regina”.
Proprio l’industria profumiera ha fatto la fortuna di San Polo: a partire dall’800 in questo borgo agricolo si cominciò a coltivare l’iris in modo strutturato, affiancandolo alle tradizionali colture di olio, vino e ortaggi da vendere sul mercato di Firenze e che non portavano grandi profitti. L’iris invece portò a San Polo una discreta ricchezza, almeno fino agli anni ‘50. Tra gli agricoltori che avevano scelto di lavorare in questo settore c’era anche la famiglia Pruneti.
La coltivazione degli Iris oggi è stata quasi abbandonata: da decenni l’essenza di Iris è sintetizzata chimicamente, e solo l’alta profumeria richiede ancora l’essenza naturale, un mercato troppo piccolo e volubile per mantenere una coltura su larga scala. Inoltre si tratta di un prodotto che richiede tempi lunghissimi: occorrono piante di circa 3-4 anni e il rizoma – che va pulito a mano – richiede un’ulteriore essiccazione di 3 anni. Il risultato? La tradizione della coltura e lavorazione del giaggiolo è ormai quasi perduta: è difficile trovarne traccia, se non nella memoria dei contadini più anziani e il rischio era quello di perdere anche le varietà coltivate.
Nonostante le criticità Gionni e Paolo hanno però deciso di puntare sul recupero del sapere tradizionale custodito in famiglia per offrire un prodotto di eccellenza tutto Toscano. Infatti – come avviene per gli ulivi e le viti – il giaggiolo si può tranquillamente coltivare anche altrove, ma solo qui in Toscana la combinazione unica di clima e terreno permettono di ottenere la qualità di cui l’industria profumiera di alto livello non può fare a meno.
Attenzione però: non si tratta di semplice nostalgia del passato ma di una produzione di nicchia che aggiunge “semplicemente” alla tradizione le conoscenze odierne in materia di chimica, biologia e marketing – elementi che i nostri nonni non potevano conoscere. Unendo sapere e spirito imprenditoriale i fratelli Pruneti hanno esteso l’esperienza anche a un’altra coltura tipica, lo zafferano, che si ricava sempre da una pianta iridacea (stessa famiglia dell’Iris) e che sappiamo essere coltivato in Toscana già dal Medio Evo. In un territorio come il Chianti che purtroppo spesso si limita ad adattarsi all’immagine proiettata dall’esterno, queste iniziative sono una boccata d’aria fresca e un bell’esempio da imitare.
Dettagli
Frantoio Pruneti
Via dell’Oliveto 24, San Polo in Chianti (FI)
Per degustazioni e vendita diretta:
email: info@pruneti.it – web: www.pruneti.it
Facebook: frantoiopruneti – Twitter: OlioPruneti