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Nel 2022 si potrà ammirare il pavimento del Duomo di Siena:
– da lunedì 27 giugno a domenica 31 luglio 2022 (il 2 luglio si corre il Palio della Madonna di Provenzano)
– da giovedì 18 agosto a martedì 18 ottobre 2022 (il 16 agosto è previsto il Palio dell’Assunta)

Il pavimento del Duomo di Siena viene scoperto una volta l’anno per circa due mesi (indicativamente da fine Agosto a fine Ottobre). Eccezionalmente nel 2015, in occasione di Expo, è stato aperto anche dal 1 al 31 Luglio.

Per info aggiornate su date, orari e prezzi è possibile visitare il sito ufficiale dell’Opera del Duomo di Siena.

Anche se la scopertura del pavimento del Duomo di Siena avviene puntualmente ogni anno, si tratta comunque di un evento eccezionale. Normalmente il pavimento del Duomo è infatti coperto da lastre protettive per evitare che si usuri, visto l’afflusso di visitatori che ogni anno si reca in questo gioello dell’architettura.

Vasari definì il pavimento marmoreo “il più bello…, grande e magnifico… che mai fusse stato fatto” e in effetti è difficile trovarne di eguali per ricchezza e raffinatezza. Realizzato a partire dal Trecento con le due tecniche del graffito (i solchi scavati nel marmo venivano riempiti di stucco nero) e del “commesso marmoreo” (negli spazi scavati nel marmo vengono posti pezzi di marmo di colore diverso, realizzando una tarsi) questo capolavoro comprende 56 tarsie.

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Il risultato è un insieme di motivi sacri e allegorie ispirate all’antichità classica che accompagna il fedele attraverso le navate e lungo il coro verso l’altare fino al tripudio di colori e segni del motivo esagonale che si trova in corrispondenza della cupola.

Se siete amanti dell’arte e avete un po’ di tempo a disposizione vi consiglio senza dubbio di cogliere l’occasione per vedere questa parte importante del patrimonio senese, che viene mostrato al pubblico solo una volta l’anno, proprio tra i mesi di Settembre e Ottobre. Se proprio non potete quest’anno vi consiglio comunque di programmare una gita a Siena in questo periodo, proprio per poter ammirare il pavimento.

Ma il Duomo di Siena non è solo un bellissimo monumento. La cattedrale fa parte integrante della storia della Città: qui ad esempio si porta il Drappellone dopo il Palio dell’Assunta, momento di festeggiamento per tutta la città. Se poi avete voglia di visitare il Museo dell’Opera del Duomo vi segnalo che dal punto più alto potrete anche godervi un panorama meraviglioso. Infatti il camminamento che sovrasta il cosiddetto “Facciatone” si trova in posizione strategica e quasi alla stessa altezza della famosa Torre del Mangia.

Il pavimento del Duomo di Siena

Ma cosa ha di così speciale questo pavimento? Intanto il fatto che non è solo un pavimento ma il risultato di un progetto molto articolato, con precisi riferimenti iconografici. L’opera infatti è stata realizzata a partire dal Trecento ed è stato completata solo nell’Ottocento, attraversando quindi quasi sei secoli di storia cittadina. Un libro illustrato, con messaggi che indicavano (molto probabilmente) una via verso la salvezza dell’anima.

In tutto il pavimento si compone di 56 tarsie realizzate con la tecnica del commesso marmoreo e del graffito. La tecnica utilizzata è di per se un fiore all’occhiello dell’artigianato artistico toscano. Anche i materiali sono per lo più “a km zero” come diremmo oggi: il tipico marmo giallo senese, detto broccatello, ma anche il marmo grigio della Montagnola e il verde di Crevole, anche questi cavati nei dintorni di Siena.

Le tarsie

Le tarsie sono quindi il vero cuore di questo capolavoro, l’elemento che lo rendono unico e speciale. Le raffigurazioni si estendono lungo tutte le navate e arrivano fino all’altare.

I cartoni preparatori furono disegnati da importanti artisti. Anche in questo caso il Comune ha attinto principalmente a risorse locali. Tra i nomi degli artisti spiccano infatti importanti esponenti dell’arte senese come il Sassetta, Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi. Non mancano alcune eccezioni, ad esempio il “forestiero” Pinturicchio (proveniente dalla vicina Umbria), autore, nel 1505, del celebre riquadro con il Monte della Sapienza, raffigurazione simbolica della via verso la Virtù come raggiungimento della serenità interiore.

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Se non siete esperti di storia dell’arte vi consiglio vivamente di munirvi  di un qualche tipo di materiale esplicativo – anche solo una delle brochure che si trovano all’ingresso – con le indicazioni dei vari soggetti rappresentati. La disposizione delle tarsie e i soggetti rappresentati avevano infatti lo scopo di guidare il fedele lungo un percorso ben preciso. O almeno un percorso che era chiaro ai contemporanei, ma che lo è molto meno per noi.

I riferimenti sono tanti: dalle interpretazioni neoplatoniche di soggetti dell’antichità, fino a episodi del Vecchio Testamento. Non mancano poi riferimenti alla storia senese. Insomma, per la maggior parte di noi senza una guida è difficile cogliere il messaggio di queste immagini.

Sicuramente le immagini costituiscono un ideale percorso che attraverso la sapienza e la fede conduce alla salvezza. Alcuni non escludono che ci sia una lettura secondaria, legato all’esoterismo e a significati iniziatici e riferimenti alle arti alchemiche – cosa del resto non rara nell’arte Rinascimentale.

Il percorso

Restando fedeli alle teorie più accreditate è possibile comunque fare una breve sintesi del percorso figuartivo del pavimento del Duomo di Siena.

Le immagini iniziali, quelle che troviamo in prossimità dell’ingresso, ritraggono soggetti che rimandano all’antichità classica, come ad esempio le Sibille. Appartiene a questo gruppo la famosa rappresentazione di Ermete Trismegisto, che per molti è un chiaro indizio della presenza di un’ulteriore chiave di lettura esoterica delle tarsie “classiche” – cioé quelle eseguite tra il Quattrocento e il Cinquecento.

Al centro della navata centrale non mancano riferimenti alla città di Siena e alle sue vicende. Il fulcro è la lupa, simbolo della città, probabilmente il soggetto più antico e l’unico realizzato a mosaico. Tutto attorno sono rappresentati i simboli delle città all’epoca alleate: se il Marzocco di Firenze è riconoscibile dalla maggior parte degli osservatori, altrettanto non si può dire degli altri simboli. Qui infatti riconosciamo l’elefante (Roma), il cavallo (Arezzo), l’oca (Orvieto),la pantera (Lucca), la lepre (Pisa), l’unicorno (Viterbo) la cicogna (Perugia). Nei quattro angoli troviamo invece un altro leone, questa volta gigliato (Massa Marittima), il drago (Pistoia), l’aquila (Volterra), il grifone (Grossetto).

Nella parte che conduce fino all’altare – transetto e presbiterio – sono invece rappresentate prevalentemente scene e simboli del Vecchio Testamento. Sono soggetti che si distaccano nettamente da quelli precedenti, perché devono presentare al visitatore un mondo nuovo. La maggior parte delle immagini e gli episodi preludono infatti alla rivelazione del Cristo. Ovviamente per chi ha concepito il ciclo di raffigurazioni, la venuta del Messia è il vero cambiamento nella storia dell’umanità.

Uno dei punti più belli di questa parte del pavimento è l’esagono centrale, con scene riconducibili a cartoni del Beccafumi. Si tratta dell’area dove originariamente era situato l’altare, e questo giustifica l’importanza dei temi e dell’artista scelto per rappresentarli. La lettura non è semplicissima, ma in sintesi si tratta di un soggetto biblico. Tutti gli esagoni narrano infatti una vicenda narrata nel I libro dei Re, ovvero il trionfo del profeta Elia sul re Acab e sui discepoli del dio Baal (I Re, 18, 1-40).

Il punto di arrivo di questo percorso per immagini è  la tarsia del Colle della Sapienza, in cui viene mostrato il destino dei savi: il senso di questa allegoria è che la virtù può essere raggiunta anche se la strada è faticosa. Un cammino, quello verso la salvezza, che comprende anche la rinuncia alle ricchezze terrene. Non mancano comunque temi diversi, come la raffigurazione della visita dell’imperatore Sigismondo a Siena (avvenuta nel 1431)

Se siete curiosi e volete approfondire i temi di tutte le tarsie:

Gallery

Crediti immagini: Civita.

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