Inaugurata la mostra “Donatello, il Rinascimento”, a Firenze fino al 31 Luglio nella doppia sede di Palazzo Strozzi e dei Musei del Bargello. Un’occasione imperdibile per ammirare la prima e più completa mostra dedicata alle opere del maestro che ha cambiato per sempre la storia dell’arte.
Ci sono mostre che “fanno epoca”, perché permettono di aggiungere tasselli importanti nella studio della storia dell’arte. Donatello, il Rinascimento è una di queste. Con oltre 130 opere proveniente da circa 60 musei e collezioni, la mostra di Firenze può senza dubbio definirsi appunto “epocale”, perché mai era stato possibile allestire un così alto numero di opere attribuite a Donatello in una stessa sede espositiva.
La mostra, curata da Francesco Caglioti, è organizzata in partenariato con gli Staatliche Museen di Berlino e Victoria and Albert Museum di Londra. Dopo il 31 Luglio sono previste due tappe, a Berlino e a Londra, dove la mostra sarà riproposta con allestimenti diversi. Una collaborazione preziosa e un modello che si spera possa essere replicato in futuro.
Il risultato è un grande omaggio all’artista che è l’incarnazione stessa del Rinascimento, un’affermazione evidente già dal titolo della mostra “Donatello, il Rinascimento”. Perché Donatello non è semplicemente uno degli artisti del Rinascimento, ma è il Rinascimento.
A corredo della mostra è stato predisposto un catalogo curatissimo, edito da Marsilio, che sicuramente resterà come punto di riferimento per il futuro.
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Le mostre precedenti
Nonostante l’importanza dello scultore simbolo del Rinascimento a Donatello sono state dedicate poche mostre monografiche, le quali – anche a causa di difficoltà oggettive – permettevano di poter ammirare solo un numero limitato di opere.
La prima vera mostra dedicata a Donatello fu allestita proprio al neonato museo del Bargello nel 1887, per celebrare il cinquecentenario della nascita. Tale mostra ha lasciato “in eredità” al museo quello che è ancora oggi conosciuto come il “Salone di Donatello”.
Quasi un secolo dopo, nel 1986, la scultura donatelliana torna a Firenze, con un percorso espositivo che ruota ancora attorno alle opere conservate al Bargello confrontando quelle di attribuzione certa con altre in seguito attribuite ad altri, portando così avanti una riflessione storico-artistica e museografica. Qui se vuoi puoi leggere una dettagliata recensione dell’epoca.
Prestiti eccezionali e opere a confronto
Mai le opere di Donatello avevano potuto dialogare tra loro come in questa occasione. Donatello, il Rinascimento infatti ha il grande merito di aver riunito in un’unica mostra sculture normalmente esposte in luoghi lontanissimi tra loro, il cui spostamento era finora sembrato impossibile.
Oltre alle opere conservate in musei e collezioni private, una parte consistente del corpus di scultura donatelliana fa parte di complessi monumentali, quindi si tratta di pezzi che difficilmente possono essere spostati per un’esposizione temporanea.
Invece, in questa occasione, i visitatori potranno ammirare oltre alle opere fiorentine molti capolavori concessi in prestito da prestigiosi musei italiani – il Museo Archeologico Nazionale di Napoli e i Musei Civici di Venezia, solo per citarne due – e stranieri – come appunto gli Staatliche Museen di Berlino e Victoria and Albert Museum di Londra che sono partner della mostra. Queste saranno affiancate da sculture che normalmente sono parte integrante di edifici di culto come i due crocifissi di Santa Croce e Santa Maria Novella (Firenze) o i bronzi provenienti dalla Basilica di Sant’Antonio a Padova o ancora elementi del complesso dell’Opera del Duomo di Siena.

Il risultato è un percorso articolato e decisamente intrigante, che stimola il visitatore a fare confronti e cogliere parallelismi che altrimenti sarebbero difficili da notare, soprattutto per chi non ha una conoscenza approfondita della storia dell’arte.
Quindi Donatello, il Rinascimento si pone nel solco di altre mostre allestite a Palazzo Strozzi, nelle quali spesso opere geograficamente distanti si trovano a dialogare per un tempo brevissimo in uno stesso spazio espositivo – due esempi tra tutti Potere e Pathos e Il Cinquecento a Firenze.
In questo caso comunque il dialogo si estende oltre le mura di Palazzo Strozzi, con un percorso espositivo che comprende anche alcune sale dei Musei del Bargello. Ma andiamo con ordine.
Le sale allestite a Palazzo Strozzi
Il nucleo più corposo di opere si trova a Palazzo Strozzi. Qui idealmente inizia il percorso della mostra che si snoda per ben 8 sale, con un allestimento curato e mai banale che procede con due criteri paralleli: quello cronologico e quello tematico.
Si va dagli esordi, con gli anni della formazione fiorentina e il sodalizio con Filippo Brunelleschi, per poi passare al periodo trascorso fuori Firenze, in particolare a Padova, per poi concludere con i grandi bronzi dell’ultima parte della carriera che si conclude a Firenze.

Sin dalle prime sale si percepisce l’assoluta originalità con la quale Donatello irrompe sulla scena artistica del primo Quattrocento. Dall’umanità del crocifisso per Santa Croce – qui eccezionalmente esposto a fianco di quello “rivale” realizzato dall’amico Brunelleschi – alla monumentalità del San Ludovico da Tolosa, l’innovazione rispetto all’iconografia precedente è evidente.
Le emozioni trovano la loro forma in una scultura che riesce a dialogare finalmente con lo spettatore, uscendo dalla rigidità dei canoni trecenteschi, ma mantenendo comunque un rigore che rimanda all’antichità classica – senza però mai copiarla in modo passivo.

– a destra Donatello, Madonna col Bambino, Staatliche Museen, Skulpturensammlung und Museum für Byzantinische Kunst, Berlino
– a sinistra Donatello, Madonna col Bambino, due angeli e due profeti, Museo di Palazzo Pretorio, Prato
[© Ela Bialkowska /OKNO studio]

Come spiega bene il curatore della mostra, Francesco Caglioti, nel saggio introduttivo al catalogo della mostra, le novità introdotte da Donatello ebbero l’effetto di un vero e proprio “terremoto”.
Il “terremoto” Donatello è stato così violento da determinare ripetute scosse di assestamento, e per una fitta serie di generazioni cominciata poco dopo il suo esordio di ventenne (1406). In considerazione di ciò, la mostra fiorentina mette alla prova per la prima volta una gittata di due secoli, allo scopo di esemplificare quanto era lucidamente presente già al Vasari allorché, nel proemio delle Vite della sua “seconda età”, egli esprimeva l’imbarazzo di non sapere se collocare l’artista in quel suo tempo anagrafico o piuttosto nella terza e ultima fase, con Michelangelo, Raffaello e gli altri cinquecenteschi.
F. Caglioti, introduzione alla mostra
La rappresentazione dello spazio
Il terremoto innescato da Donatello si propagherà non solo alla scultura, ma anche alla pittura. Questo è evidente soprattutto nella Sala 3, che non a caso si trova quasi al centro del percorso di Palazzo Strozzi.
Il titolo della sala è emblematico: “Spazio scolpito, spazio dipinto”. Qui si esplora infatti il grande talento di Donatello nel rielaborare i principi appresi da Brunelleschi per creare spazi articolati e assolutamente realistici integrandoli nella sua tecnica dello “stiacciato”. Una sintesi perfetta tra spazio pittorico, architettonico e scultoreo che a sua volta ispirerà generazioni di artisti in campi differenti.


Ecco quindi che lo spazio labirintico del Convito di Erode del Battistero di Siena – ora leggibile in ogni minimo particolare grazie a un attento restauro – ci apre uno spazio che va ben oltre il limite della formella nella quale è contenuto.
Uno spazio che – se possibile – si espande ulteriormente nelle scene del Miracolo della Mula di Padova, visibile nella Sala 6.

E finalmente la Madonna Hildburgh del V&A Museum può essere accostata alla Madonna in trono dipinta da Filippo Lippi e allo stesso soggetto scolpito a bassorilievo da Luca della Robbia nei quali la formula ideata da Donatello viene declinata secondo la sensibilità dei due artisti.
In mostra anche le due porte realizzate per la sagrestia vecchia di San Lorenzo, di cui una restaurata dall’Opificio delle Pietre dure di Firenze. Anche in questo caso la gestione dello spazio ridotto delle formelle diventa una sfida per Donatello, che riesce a costruire scene dinamiche e assolutamente coinvolgenti per lo spettatore.
Modelli per il futuro
Tra le sale di Palazzo Strozzi e del Bargello troneggiano anche alcune sculture che hanno letteralmente dettato le regole per i secoli seguenti. Tra questi spiccano senza dubbio le rappresentazioni della Vergine con il Bambino e di San Giovanni Battista, due soggetti che Donatello seppe rappresentare in modo innovativo, tanto da essere considerati successivamente dei veri e propri modelli ai quali generazioni si sono ispirati.
In mostra è possibile ad esempio vedere alcune delle Madonne più rappresentative della produzione di Donatello: dalla cosiddetta Madonna “Pazzi” alla Madonna delle Nuvole/ Madonna “Dudley” – quest’ultima in mostra al Bargello – delle quali i contemporanei rimasero così colpiti da produrne innumerevoli copie e interpretazioni.

In particolare la Madonna “Pazzi”, dagli Staatliche Museen di Berlino, è stata scelta come immagine-simbolo della mostra. E non è un caso: in questo rilievo marmoreo di dimensioni tutto sommato ridotte, Donatello opera una sintesi perfetta tra passato e futuro. La Vergine, qui rappresentata “classicamente” con il Bambino in braccio, mantiene tutta la monumentalità delle Madonne trecentesche, ma allo stesso tempo stupisce con alcune innovazioni evidenti. La semplice cornice in prospettiva, assolutamente inedita, e l’assenza di aureole disegnano uno spazio che è al tempo stesso intimo e solenne nella sua sobrietà.
L’attenzione è tutta convogliata verso i due volti di madre e figlio, colti in un momento di tenerezza assolutamente spontaneo e decisamente umano. Il profilo della Vergine, come pure il panneggio della veste, rimandano invece alle effigi classiche, inaugurando così quell’interesse verso l’arte greca e romana che diventerà poi un segno distintivo del Rinascimento.
L’intensità e la tenerezza dell’abbraccio tra la Vergine e il Bambino si riscontra anche negli altri esempi dello stesso soggetto esposti in mostra e realizzati con vari materiali e tecniche, sia da Donatello che da altri, un segno di come questo nuovo sguardo sul sacro avesse trovato riscontro già presso i contemporanei.
Donatello innova anche un’altro tipo di iconografia, quella di San Giovanni Battista. Qui in mostra è possibile ammirare il Batista di Casa Martelli, ritratto qui come un ragazzo e non come usava in passato come un profeta adulto.

Notevole anche l’accostamento di varie rappresentazioni della Imago Pietatis, a partire dal “modello” donatelliano di Padova che può essere ammirato di fianco allo stesso soggetto ripreso in pittura da Giovanni Bellini e da Marco Zoppo, testimoniando così l’influenza di Donatello ben oltre i confini di Firenze.

– Donatello, Imago Pietatis, 1435 ca., V&A Museum, Londra – Donatello, Imago Pietatis, 1449-50, Basilica di Sant’Antonio
– Giovanni Bellini, Imago Pietatis, 1465 ca., Venezia, Museo Correr
– Marco Zoppo, Imago Pietatis, 1471, Pesaro, Musei Civici di Palazzo Mosca
– Nicola di Maestro Antonio, Donatello, Imago Pietatis, 1490,ca, Jesi, Musei Civici di Palazzo Pianetti
[Foto: © Ela Bialkowska /OKNO studio]


I grandi bronzi
Non mancano infine i grandi bronzi, pezzi monumentali che in questa occasione dialogano in modo vivace con le opere di dimensioni ridotte.
Ecco quindi che dalle formelle e alle opere devozionali di piccolo formato si passa ai grandi bronzi per la Basilica di Sant’Antonio a Padova, senza dimenticare il San Ludovico da Tolosa di Santa Croce a Firenze e la Protome Carafa accostata qui al suo modello antico, la Testa di cavallo Medici Riccardi proveniente dal Museo Nazionale Archeologico di Firenze. Queste ultime due sculture erano tra l’altro già state esposte a Palazzo Strozzi in occasione rispettivamente della mostra Primavera del Rinascimento e Potere e Pathos quindi è interessante vederle qui in un ulteriore contesto.


Niccolò Baroncelli e Domenico di Paris, Il Crocifisso, la Madonna e San Giovanni Dolenti, San Maurelio e San Giorgio. Il gruppo scultoreo è da considerarsi una risposta ai bronzi creati da Donatello per la Basilica di Sant’Antonio a Padova.
In una delle ultime sale della mostra è anche visibile – altro prestito eccezionale – il crocifisso proveniente dall’Altare Maggiore della Basilica di Sant’Antonio a Padova, realizzato da un Donatello ormai maturo.
Si chiude così un cerchio iniziato nella prima sala con il crocifisso di Santa Croce. E soprattutto è possibile per la prima volta confrontarlo direttamente con il crocifisso della Cattedrale di San Giorgio a Ferrara, che può essere considerato una sorta di risposta immediata alla lezione impartita da Donatello con i bronzi di Padova.
Le sale allestite al Bargello
La mostra prosegue poi nelle 3 sale dei Musei del Bargello.
Attenzione: il percorso inizia idealmente dalla Sala di Donatello, situata al primo piano del palazzo del Bargello, per poi proseguire nelle sale allestite al piano terra.
La sala di Donatello, rimasta chiuso per alcuni giorni proprio per l’allestimento della mostra, riapre al pubblico con una veste leggermente diversa, per permettere ai visitatori una nuova prospettiva sull’opera di Donatello.




Sullo sfondo: Donatello, David Vittorioso. [Foto: C. Chimenti]
Sulla sala veglia il Marzocco in pietra, simbolo della città. Al centro il celebre David bronzeo di Donatello si trova accanto a quello, sempre in bronzo, del Verrocchio e all’esemplare marmoreo scolpito da Desiderio da Settignano – e integrato da un altro scultore. In questo modo l’eredità di Donatello è rappresentata in tutta la sua forza. Alle loro spalle il rilievo del San Giorgio.
Ai lati altri esempi di opere del Quattrocento e Cinquecento che ben rappresentano la fortuna del David e del San Giorgio presso gli artisti contemporanei e successivi.
Al piano terra la mostra continua in un percorso che punta a sottolineare l’influenza che Donatello eserciterà sui suoi successori, arrivando fino agli artisti della Maniera.
L’attenzione si concentra in particolare sull’influenza dello stile di Donatello sulle generazioni successive, fino al Cinquecento e alla Maniera Moderna, in un percorso che parte dalla Madonna “Dudley” per arrivare fino a Michelangelo e addirittura ad Artemisia Gentileschi.
La cosiddetta Madonna “Dudley” fu un importante riferimento iconografico per molto artisti. La sua posa a figura intera, seduta e ritratta di profilo, lo sguardo rivolto al Bambino e non allo spettatore, lo spazio sobrio – la seduta è un semplice cubo, lo sfondo è privo di decorazione – e l’intensità dell’espressione della Vergine furono fonte di ispirazione per molto tempo.


Qui può essere ammirata a fianco della Madonna della scala di Michelangelo, un’opera giovanile dalla quale traspare tutta l’ammirazione di Michelangelo per Donatello. Un modello che Michelangelo riprenderà anche più tardi: fuori dal percorso della mostra, nella sala del Bargello dedicata al Cinquecento è presente infatti il Tondo Pitti, nel quale un Michelangelo ormai adulto ripropone la Vergine nella stessa posa e seduta su un semplice cubo.

In mostra presso il Bargello anche un’altra importante opera donatelliana che permette di analizzare ulteriormente il modo in cui Donatello affronta nel tempo il tema della Vergine e il Bambino: la Madonna delle Nuvole, conservata al Museum of Fine Arts di Boston. Anche in questo caso Maria è ritratta di profilo, in una posa che esprime grande tenerezza e naturalezza, mentre Gesù sembra rivolgersi allo spettatore.

Lo sfondo in questo caso è animato da angeli che si muovono su uno spazio pieno di nuvole, anticipando così l’Assunzione della Madonna. La delicatezza della tecnica dello “stiacciato” raggiunge qui il suo culmine: solo osservando l’opera dal vero è possibile capire come il gioco dei piani sovrapposti si sviluppi in uno spessore veramente minimo.
Oltre le sale della mostra
La sezione di mostra situata al Bargello può sembrare più ridotta rispetto a quella di Palazzo Strozzi, ma non fatevi ingannare dal numero inferiore di opere esposte. In realtà, grazie alla natura stessa della collezione del Bargello, le opportunità di lettura si moltiplicano a dismisura, tanto che questa parte di percorso potrebbe essere considerata una mostra a sé stante.
Chi non conosce la collezione del Bargello – ma anche chi l’ha già visitata – può cogliere l’occasione per completare il percorso visitando le altre sale del Museo, nel quale è possibile osservare un panorama unico sulla scultura del Trecento, Quattrocento e Cinquecento.
In questo modo è possibile tracciare un’ideale albero genealogico che va dai precursori di Donatello fino ai suoi contemporanei e successori, dai Della Robbia a Verrocchio e terminando – appunto – con Michelangelo.
Donatello e la Toscana
Come ormai consuetudine da molti anni, le mostre di Palazzo Strozzi si estendono oltre i confini delle sale con inviti dettagliati a scoprire il patrimonio artistico situato sul territorio circostante.
In questo caso è stata prevista la pubblicazione di un volume dedicato a possibili itinerari di Donatello in Toscana, pubblicata da Marsilio e curata dallo steso Francesco Caglioti.
Inoltre sul sito di Palazzo Strozzi è consultabile una mappa ragionata dalla quale accedere a schede e approfondimenti sui siti consigliati.
Info e dettagli
Donatello, il Rinascimento
19 Marzo – 31 Luglio
Palazzo Strozzi, Musei del Bargello Firenze
Catalogo: Donatello, il Rinascimento. A cura di F. Caglioti, Marsilio, 2022.