L’artigianato nell’era di Second Life.
Passeggiando tranquilla nei Botanical Garden a Melbourne, osservavo pigramente i banchini dell’ultimo mercato d’autunno, con cibi bio e artigianato in bella mostra. Tutto rigorosamente fatto a mano e ruspante, come si confà ai mercatini del week-end che si tengono in mezzo a un prato.
Tra i tanti spicca un venditore di bigiotteria fatta con foglie e petali racchiusi in strati di resina trasparente: bellissimi e coloratissimi. Io e Jackie non possiamo fare a meno di tuffarci a capofitto verso tali capolavori e ovviamente attacchiamo discorso col venditore, che con uno strano accento e un fare da matto inizia a raccontarci di come fabbrica i suoi gioielli.
E mentre ci parla del suo vagabondare da un mercatino all’altro, dato che non ha un negozio, tutto acquista un sapore molto hippie, quasi d’altri tempi. E invece il tipo se ne esce fuori aggiungendo che effettivamente un negozio reale non ce l’ha, ma uno virtuale sì. “Va be’”, penso io, “ormai il sito per l’e-commerce ce l’hanno tutti”, peccato perché toglie un po’ di poesia, ma comunque gli chiedo l’indirizzo del sito per acquistare qualcosa in futuro. E con mia grande sorpresa mi risponde che no, l’indirizzo non ce l’ha ma mi dà tutte le indicazioni per trovarlo su Second Life… all’inizio ho pensato che forse non avevo capito bene, dato che l’accento Aussie ogni tanto mi frega… invece no.
Lui continua a fabbricare i suoi gioielli in modo totalmente artigianale, ognuno diverso dagli altri, resina, petali e foglie, con tutta la poesia che si può immaginare. E poi si tuffa nell’universo parallelo di Second Life, dove, come dice lui, incontra gente di tutto il mondo, prende contatti, invia foto dei lavori e così vende esattamente come al mercato.
E io che avevo sempre considerato Second Life una perdita di tempo. Invece una persona creativa ci ha visto una bellissima opportunità, ma non ha lasciato che questa prendesse il sopravvento. Ce n’è abbastanza per scriverci un libro.